Un patriota leccese nell’Albania ottomana
pp.127, brossura, formato 15x23
Tra i protagonisti dei moti del 1848, a Lecce, c’era anche Gennaro Simini, un colto medico di schiette simpatie mazziniane. Perseguitato dal regime borbonico, si rifugia dapprima a Corfù e poi a Scutari, nell’Albania ottomana, dove, grazie alle sue doti umane e professionali, si guadagna un ruolo sociale e politico di spicco. Raggiunta l’Unità d’Italia, ha l’opportunità di tornare in patria e occupare cariche di prestigio offertegli direttamente da Vittorio Emanuele II. Preferisce invece rimanere nella sua seconda patria, che vuole libera dal dominio turco, operando una scelta che, pur comprensibile entro i canoni di una cultura politica dominata dalla romantica figura dell’Eroe dei due mondi, pone qualche interrogativo al lettore contemporaneo. Ma forse ha ragione Franco Cardini nella sua prefazione: non è poi scorretto leggere le vicende di questo patriota salentino di metà Ottocento come un romanzo d’avventura…