pp.350, brossura
Il fascismo salentino non scalfi costume e caratteri di un popolo che isolava e circondava del vuoto chi non lo sapeva guidare; dové invece fare i conti con la contestazione illuminata e l'ironia sorniona dei tavolini dei caffè, con una cultura che a D'Annunzio e Marinetti preferiva sempre Giulio Cesare Vanini, da Taurisano.
E inseguì invano la «credibilità», vide fallire ambiziosi progetti di quotidiani, cambiò i propri dirigenti, sopportò lazzi e sberleffi.
Nel contempo, però, l'analisi attenta delle molte pubblicazioni a stampa del periodo, reperite dall'A. in biblioteche, archivi e collezioni private, conferma l'impotenza politica di un ceto intellettuale che aveva sempre guerreggiato di fioretto, e, rimandandosi a singolar tenzoni regolarmente eluse, aveva segnato, insieme, l'arte e il baratto della sua storia originale.