pp.25 brossura 10x15 Triadici o ternari chiamo i proverbi nei quali un unico messaggio didascalico è affidato a tre fatti, tre determinazioni, o comunque tre oggetti, allineati nella frase. Spesso l’elemento della triade proposto come gnomicamente preminente è il terzo. Gli altri due appaiono attratti, per così dire trainati, da esso per associazione logica o analogica. Alcuni proverbi il tre addirittura lo triplicano, perché lo introducono in ciascuna delle parti della frase tripartita: ttre ggiumi a Ilu nascere, t.tre ggiumi a Ilu murare, t.tre ggiumi a Ilu murice (tre giorni al nascere, tre giorni allo sposarsi, tre giorni al morire);.ttre nneje fannu n’acqua;.ftre acque, na pantana; .ttre ffistini, na bbuttana (tre nebbie fanno una pioggia; tre piogge, un pantano; tre festini, una puttana). La congettura dunque che l’incidenza del numero tre nella produzione dei proverbi possa essere spiegata con una sorta di fascinazione sepolta nel subconscio collettivo, non è priva di giustificazione. A meno che non si voglia credere che l’attività che li produce e li accredita sia in alcuni casi solamente ludica o, peggio, avventata ed insensata. In quasi tutte, e forse tutte, le antiche culture (e in quelle dei primitivi ancor oggi) vengono attribuite al tre misteriose, alte valenze simboliche. Elementi di tale simbolismo non mancano, sopravvissuti, nelle culture progredite. Magici, rituali, ma anche dottrinali.